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IL CIABATTINO

Museo della Civiltà Contadina | Le Musée de la culture paysanne

IL CIABATTINO

 

Qui raccolti vediamo diversi attrezzi utilizzati per fabbricare e aggiustare calzature. Nei centri dell’entroterra ligure di inizio Novecento, i ciabattini o i calzolai potevano anche essere contadini, ma spesso erano artigiani specializzati.

Buona parte dei materiali esposti provengono dalle botteghe di artigiani di Montebruno, Torriglia e di altri paesi vicini, che lavorarono come calzolai tra la fine dell'Ottocento e i primi anni Sessanta del Novecento. Le numerosissime scarpe chiodate sono riferibili a un periodo precedente gli anni Cinquanta del Novecento. I chiodi servivano per non consumare le scarpe.

Le due macchine da cucire qui presenti furono prodotte, al più tardi, all’inizio del Novecento. Il modello di macchina dal marchio Singer, prodotto in Germania, permetteva di cucire materiali spessi, quali cuoio e pellami e, grazie alla sua forma, di operare anche all’interno della scarpa. Tra gli oggetti che invece vediamo disposti sul tavolo si trovano: trincetti, per tagliare il cuoio; martelli dalla testa piatta per fissare componenti della scarpa con colpi secchi e decisi; lesine, simili a grossi aghi, utilizzati per poter bucare il cuoio. Più in là, vi sono invece alcune forme in ferro battuto, su cui la scarpa veniva lavorata, e altre in legno, che venivano inserite per adattare e modellare la forma definitiva alla calzatura.

Sul leggio vediamo un Registro di carico e scarico delle calzature, che risale agli anni ’30-’40 del Novecento a un calzolaio di Torriglia (forse il Raffaele Fregara che gli Annuari Genovesi dei Fratelli Pagano registrano attivo in quegli anni in quel comune). Il registro ci dice che il calzolaio commerciava i propri prodotti anche in qualità di venditore ambulante ed era tenuto a compilare un registro dei prodotti venduti e acquisiti durante il mese di lavoro. Questo registro è vuoto, ma permette comunque di riflettere su alcuni aspetti pratici e burocratici della gestione di una bottega nella prima metà del Novecento.

Le scarpe venivano anche però riparate in casa, a seconda dei materiali che si avevano a disposizione. Anche i chiodi che venivano inseriti nelle suole per evitarne o rallentarne il logorio potevano essere sostituiti sia da un ciabattino, sia in ambito domestico.

In casa, durante i mesi invernali, e con legni provenienti dalle potature (come il castagno) venivano prodotti i cestini intrecciati. Se tutti i cestini erano usati per raccogliere prodotti, le loro forme dipendevano da quello che avrebbero contenuto. Ci sono così cestini per le castagne, altri per i funghi o per i prodotti dell'orto.  Quelli più piccoli venivano utilizzati per i mirtilli.

Anche in questo caso, i saperi manuali legati all'intreccio dei cestini che ancora fino a cinquanta anni fa erano così diffusi, sono ormai limitati a pochi artigiani specializzati ormai in via di scomparsa.